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“Sud ribelle”, sit-in di solidarietà e storiche ricorrenze…

“Sud ribelle”, sit-in di solidarietà e storiche ricorrenze…

CATANZARO. Slitta al prossimo 20 luglio, anniversario della morte di Carlo Giuliani, ucciso durante gli scontri di piazza, del G8 di Genova 2001, il processo d’Appello ai 13 “no-global della rete meridionale”. Nel frattempo, i giudici della corte d’Appello di Genova condannano i vertici della polizia responsabili dell’irruzione e dei pestaggi nella scuola Diaz

A causa di un errore di notifica degli atti, in merito al processo d’appello per i 13 imputati della rete meridionale del “sud ribelle”, è stato disposto il rinvio dell’udienza (fissata il 18 maggio scorso) al prossimo 20 luglio, data in cui ricorre l’anniversario della morte di Carlo Giuliani. Fuori dall’aula un sit-in di protesta da parte dei “collettivi” per esprimere solidarietà agli imputati e per contestare quanto accaduto nel 2001 a Napoli in occasione del Global Forum e a Genova durante il summit sul G8. Intanto si apprende la notizia delle condanne ai vertici della polizia responsabili dell’irruzione nella scuola Diaz.

Slitta al prossimo 20 luglio, anniversario della morte di Carlo Giuliani, ucciso durante gli scontri di piazza avvenuti in concomitanza del summit del G8 tenutosi a Genova tra il 19 e il 21 luglio 2001, il processo d’Appello ai 13 “No global”della rete meridionale del “Sud Ribelle”. Il difensore di uno degli imputati, infatti, ha fatto rilevare un errore di notifica degli atti per la fissazione del processo, ed i giudici della Corte d’Appello di Catanzaro hanno disposto il rinvio.

Fuori dall’aula, un sit-in di protesta a cui hanno pratecipato il Collettivo Riscossa e il Coordinamento Phonemedia di Catanzaro in lotta nonché numerosi giovani provenienti da diverse zone della Calabria. A partire dalle 9 e trenta i manifestanti fanno il loro arrivo in piazza Matteotti, la piazza antistante la Corte d’appello di Catanzaro. Cori, bandiere e striscioni, per esprimere solidarietà agli imputati in un processo che considerano pretestuoso e sommario.

“Siamo qui per riaccendere l’attenzione nella nostra città – afferma un militante del Collettivo Riscossa – su un procedimento penale mediante il quale lo Stato, nonostante l’assoluzione in primo grado, ha voluto attaccare frontalmente un movimento nato dal basso e assolutamente trasversale, composto da giovani, anziani, famiglie, appartenenti all’associazionismo cattolico (…). Vogliono far passare quel movimento per una cospirazione di un gruppo di esaltati estremisti quando invece si è trattato di un movimento di massa che stava sensibilizzando la società, e per questo doveva essere represso (…), un tentativo di riscrivere la storia del movimento nelle aule dei tribunali – osserva il giovane – . Un altro motivo per cui siamo qui – aggiunge ancora – è quello di denunciare l’impunità di cui godono alcuni apparati dello Stato: la cronaca degli ultimi anni è ricca di episodi di violenza da parte delle “forze dell’ordine” che, ad oggi, non hanno colpevoli (…). Pensiamo all’archiviazione dell’omicidio di Carlo Giuliani, ai casi dell’omicidio di Stefano Cucchi,  di Marcello Lonzi o di Federico Aldovrandi”.

Il Sud Ribelle è solo uno dei filoni d’inchiesta aperti in seguito alle drammatiche giornate di Genova 2001 culminate con la morte di Carlo Giuliani. Parallelamente, i giudici della Terza sezione della corte d’Appello di Genova, dopo 13 ore di camera di consiglio, hanno ribaltato la sentenza di assoluzione, emessa in primo grado, condannando i vertici della polizia: quattro anni per Franco Gratteri, attualmente capo dell’Anticrimine e Giovanni Luperi, oggi ai vertici dell’Aisi, i servizi segreti, 3 anni e 8 mesi per Gilberto Caldarozzi, capo del Servizio centrale operativo. Per loro anche la pena accessoria di 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, che diventerà operativa se e quando la sentenza supererà l’ultimo esame, in Cassazione.

In totale, sono stati condannati 25 imputati su 27 con pene che superano gli 85 anni di reclusione. Nella requisitoria finale il procuratore generale, Pio Machiavello, aveva chiesto per i 27 imputati oltre 110 anni di carcere, motivandola come segue : “Non si possono dimenticare – aveva detto – le terribili ferite inferte a persone inermi, la premeditazione, i volti coperti, la falsificazione del verbale d’arresto dei 93 No global, le bugie sulla presunta resistenza. Né si può dimenticare la sistematica e  indiscriminata aggressione e l’attribuzione a tutti gli arrestati delle due molotov portate nella Diaz dagli stessi poliziotti”.

 


Giornalista Pubblicista. Dottore magistrale in Comunicazione Multimediale all'Università degli studi di Perugia. Ha lavorato per due televisioni calabresi, 7Gold Calabria e Telespazio Calabria e per il quotidiano "Il Domani della Calabria". Da Aprile 2010 collabora con il blog journal Terramara.it

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