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Bersani tra i cocci della sinistra

Bersani tra i cocci della sinistra

COSENZA – Missione impossibile nella città Bruzia e a Crotone per rimediare ai pasticci dei leader locali. La città più rossa della Calabria pare volersi gettare nelle braccia di Casini e Berlusconi. Stessa cosa nella città di Pitagora dove il segretario del Pd giunge per sostenere la causa di Peppino Vallone che intanto ha sfasciato la sua alleanza

Cosenza alla rovescia. La città più rossa di Calabria pare volersi gettare nelle braccia di Casini e Berlusconi. Appoggiato da un’inedita grande alleanza di tutte le famiglie del feudalesimo locale, al ballottaggio Mario Occhiuto (Pdl-Udc), può contare sul cospicuo vantaggio di quasi 20 punti. Difficile la rimonta per il suo avversario Enzo Paolini, sostenuto da Sel, Verdi e Idv. Ora si accoda anche un imbarazzato Pd, nei mesi scorsi agitato dalle consuete faide interne: da una parte il presidente della provincia, Mario Oliverio e il consigliere regionale Carlo Guccione, decisi a giocare la carta Paolini. Dall’altra, il consigliere regionale iscritto al gruppo misto Nicola Adamo, e Enza Bruno Bossio della direzione nazionale, sponsor del sindaco uscente, Salvatore Perugini. All’inizio di aprile erano già pronti i manifesti per Paolini. Ma da Roma è scattato il contrordine: scommettere su Perugini. Che ha rimediato un misero 15 per cento. Crollo del Pd: 3.332 voti, contro i 6.394 ottenuti dai Ds nel 2006.

Sullo sfondo, l’eterno conflitto che a Cosenza oppone socialisti manciniani e radicali di sinistra ai democristiani e al vecchio gruppo dirigente del Pci. Situazione ingarbugliata anche dentro Sel. In contrasto col nuovo gruppo dirigente guidato da Ferdinando Aiello, qualche vendoliano della prima ora ha sostenuto la candidata a sindaco della Fds, Alessandra La Valle. Lei ora invita i suoi a battere le destre al ballottaggio, però al primo round ha rosicchiato un ulteriore 3,50 per cento.

Per correre ai ripari a Cosenza è calato Pier Luigi Bersani, al Cinema Citrigno, in pieno centro. Si è tenuto alla larga da grandi discorsi sulla città. Sa bene che il contesto cosentino è un rompicapo. Un dato impressiona, l’enorme quantità di riempilista: degli oltre mille candidati consiglieri, ben 192 non hanno ottenuto neanche un voto. La dispersione è tattica. La fomentano i colonnelli di partito, che però sanno come e quando ricompattarsi. Al primo turno, ad esempio, il terzo polo ha viaggiato diviso. Al ballottaggio, invece, pende a destra. Anche i rutelliani dopo una piroetta sosterranno Occhiuto: vogliono sperimentare il governo della città in condominio con l’Udc. Solo i finiani si mantengono fuori dallo schieramento, ridotti nei consensi allo zero virgola.

Sul versante opposto Paolini sta pagando la scappatella preelettorale a destra. Lui smentisce che, prima di gettarsi a sinistra, avrebbe tentato di farsi battezzare dal neosottosegretario Tonino Gentile pur di ottenere udienza dal presidente della regione, Peppe Scopelliti. Che s’è precipitato a confermare: «È venuto pure a trovarmi a Reggio. Voleva essere il nostro candidato». Non se ne fece nulla perché sarebbe prevalso l’accordo con l’Udc del plenipotenziario Franco Talarico. Dopo aver vinto il duello in casa con Perugini, Paolini è impegnato a studiare la normativa sull’attribuzione dei seggi.

Ne esistono due interpretazioni: avendo superato il 50 per cento dei voti di lista, il centrodestra potrebbe ottenere la maggioranza consiliare anche in caso di sconfitta al ballottaggio. Ma gli avversari citano una sentenza del Consiglio di Stato che dice il contrario: sarebbe lecito attribuire i seggi solo a ballottaggio avvenuto, premiando il risultato finale ottenuto dal sindaco, non quello della coalizione. La commissione elettorale si pronuncerà dopo il round finale.

Frattanto, nelle scuderie del centrodestra si delineano i destini di Katia Gentile e Luca Morrone, rampolli del notabilato locale. Erano illustri sconosciuti fino a un mese fa. Hanno fatto il pieno di voti, si apprestano a ricoprire ruoli importanti. Ne va degli equilibri futuri. L’aggiramento del rapporto poco idilliaco tra le famiglie Gentile e Occhiuto è stato possibile grazie a precisi patti di spartizione. In ballo, la gestione del bilancio da quasi un miliardo dell’azienda sanitaria. In settimana, Scopelliti ha nominato Gianfranco Scarpelli, gradito a Gentile, commissario dell’Asp cosentina. Dunque nessuno dovrebbe tendere agguati. A meno che non resusciti il genius loci della città, non servirà invocare il «vento del nord».

Qui spira uno scirocco che non promette nulla di buono. Bersani è convinto che, ricomposti i cocci della sinistra cosentina, «la vittoria di Paolini è certa». Ma in Calabria il campo progressista pare davvero minato. Pensiamo a Crotone, dove il segretario Pd arriva per sostenere la causa del sindaco uscente, Peppino Vallone (Pd) che, folgorato sulla via «fasciocomunista» di un’alleanza con Pasquale Senatore (Forza nuova + altri), ha intanto sfasciato la sua, di alleanza. La Fds e il movimento Slega la Calabria hanno salutato la carovana «perché coi fascisti nemmeno un caffè».

E anche Senatore in 24 ore l’ha mollato, firmando in extremis l’apparentamento con Dorina Bianchi (Pdl-Udc) che ha, però, scatenato le ire di Casini che vede come il fumo negli occhi l’unione con l’estrema destra. Le avances di Senatore a Vallone erano chiaramente una mossa per alzare il prezzo. Il sindaco c’è cascato, si è screditato a sinistra e ora le probabilità di riconferma si son ridotte di molto. Un capolavoro tattico. E nemmeno Bersani ha potuto dare «un senso a questa storia».

Pubblicato su “il manifesto”, martedì 24 maggio 2011
Servizio a cura di claudio Dionesalvi e Silvio Messinetti


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