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Venezia 2015. Desdè Allan conquista il Leone d’oro. Colpisce El Clan. Coppa Volpi a ...

Venezia 2015. Desdè Allan conquista il Leone d’oro. Colpisce El Clan. Coppa Volpi a Valeria Golino

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Una immagine del film Desdè Allà di Lorenzo Vigas vincitore del Leone d’oro alla 72° mostra cinematografica di Venezia

Difficile trarre un bilancio definitivo della settantaduesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, malgrado questa sembri accennare sempre più ad uno stato di crisi (forse istituzionale) che appare ineluttabilmente abbandonarla al proprio destino.

Se pur sono sembrate  discutibili le scelte della giuria presieduta da Alfonso Cuarón – il Leone d’Oro a Desde Allà di Lorenzo Vigas – è comunque  indubbio che la Mostra abbia selezionato titoli diretti da autori maturi  e capaci. La scelta di guardare  in direzione dell’America Latina – dopo anni di “Oriente mulleriano”- è la fattualità del Barbera-bis che negli ultimi anni aveva proposto Gravity dello stesso Cuarón e Birdman di Alejandro González Iñárritu (Cuarón è bene ricordarlo esordì con Y tu mamá también proprio durante i due anni di Barbera agli inizi del 2000).

Il vincitore venezuelano  è una sorpresa sia per la scabrosa tematica, sia per la glaciale reazione della critica e del pubblico. Il racconto di un vuoto – causato da un trauma giovanile – che si compensa adescando dei giovani, per osservarli solo da lontano. Un complicato intreccio psicologico che alterna attenzioni a conflitti vendicativi.

Meritatissimo a nostro parere  il “Leone d’Argento” al regista Pablo Trapero con il suo El Clan già descritto in un articolo precedente.

Ha deluso nella sezione Orizzonti Un monstruo del mil cabezas pur del talentuoso regista messicano Rodrigo Plá). Childhood of a leader della sezione Orizzonti, che segna l’esordio alla regia dell’attore Brady Corbet (protagonista Robert Pattinson assieme a Bérénice Bejo) si è aggiudicata infatti sia il “Leone del Futuro – Premio Luigi De Laurentiis” – assegnato da un’apposita giuria per le opere prime – sia il Premio “Orizzonti” per la miglior regia, assegnato dalla giuria presieduta dal premio Oscar Jonathan Demme, che ha premiato però come miglior film della sezione Orizzonti Free in deed di Jake Mahaffy.

Una  chiusura di Mostra in crescendo, capace di racchiudere nell’arco di due o tre giorni alcuni dei titoli migliori in assoluto, con Gaudino malgrado degli ostentati barocchismi, il più convincente tra gli italiani in corsa per il Leone d’Oro. Anche se il “semplice” racconto di Non essere Cattivo di Claudio Caligari  di fatto giganteggiava rispetto alla maggior parte delle pellicole viste, Per amor vostro premia Valeria Golino che si aggiudica una meritata Coppa Volpi per la sua interpretazione della protagonista Anna; la Volpi al miglior attore è infatti andata al francese Fabrice Luchini per il film L’Hermine di Christian Vincent (il quale si è aggiudicato anche il premio per la migliore sceneggiatura, firmata dallo stesso regista). Il Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore emergente è andato invece a Abraham Attah per il film Beast of no nation di Cary Joji Fukunaga. Infine il Premio Speciale della Giuria è stato assegnato a Abluka del turco Emin Alper.

Anche se i dati ufficiali resi alla stampa dalla Biennale parlano positivamente per quanto riguarda la vendita dei biglietti ed il numero di accreditati, il pubblico veneziano non è aumentato ed altrettanto le presenze dall’estero che restituivano viali deserti e sale semivuote.

Fino a dieci anni fa è esistita una Mostra che si apriva ai “giovani”, dai convegni delle associazioni, dalle colonie che praticavano facilitazioni per gli studenti universitari (istituite da Gillo  Pontecorvo) fino al generoso esperimento delle spiagge occupate le “Global Beach” del triennio 2004-2006

Si palesa in questo  2015 il venir meno graduale degli accrediti culturali portatori al lido di una autonoma  vitalità. La crisi economica mette a nudo una Venezia – travolta recentemente dallo scandalo delle tangenti Mose – nel cui progetto Biennale manca completamente di organizzare strutture ricettive giovanili o low cost, in  mano all’arbitrio dei prezzi da parte di albergatori e ristoratori, Venezia perde addirittura con la opulenta  Cannes e ed impallidisce con la Berlinale – un festival davvero  metropolitano – ma soffre  anche con Locarno e San Sebastián, in grado di attirare  sponsor privati e pubblici. Venezia nel 2016 dovrà davvero ricominciare da capo.

Dall’invato Marco Guarella


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