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Storie di vita. Io non dimentico…

Storie di vita. Io non dimentico…

la morte di mia madre, il mio arresto per i fatti di Genova del 2001, la cancellazione del Cosenza Calcio, la sua rinascita, l’assoluzione nel processo No-global e l'arrivo di mia figlia. Il rapporto di aspra tensione con la città di Catanzaro e la sua riscoperta grazie alla conoscenza di amici e ad alcuni fatti imprevedibili che hanno mutato l'immaginario…

Nel cammino della mia esistenza gli “anni zero” sono stati segnati da sei episodi speculari: la morte di mia madre, il mio arresto per i fatti di Genova del 2001, la cancellazione del Cosenza Calcio, la rinascita del Cosenza Calcio, l’assoluzione nel processo No-global e la nascita di mia figlia.

A causa della nota inimicizia calcistica, negli anni ottanta e novanta, avevo sviluppato un rapporto di aspra tensione con la città di Catanzaro. Poi, la vita mi ha riservato giornate imprevedibili. Ho conosciuto Totò, Emiliano, Mariano e Giovanni. Con loro ho stretto un’amicizia sincera. A Catanzaro si è curata mia madre. In ospedale tutti erano molto gentili con noi. A Catanzaro ho sostenuto e vinto il concorso a cattedra che mi consente di insegnare ed avere un reddito. A Catanzaro i ragazzi del liceo “Galluppi” mi hanno riservato un’accoglienza commovente in un pubblico incontro che non dimenticherò mai. A Catanzaro un giorno sono scese in piazza tremila persone per difendere me e i miei compagni inquisiti nell’operazione contro il sud ribelle. A Catanzaro ho incontrato l’abbraccio dei fratelli dell’Esankata.

Ecco perché la rivalità rimane tutta. Non esiterei a comportarmi da ultrà in un ipotetico derby a porte aperte. Però al di fuori della dimensione calcistica, col passare del tempo ho maturato un senso di leale rispetto nei confronti della città di Catanzaro.

Nel 2008, siamo stati tutti e tutte assolti dalla corte d’Assise di Cosenza. Ma la Procura ha presentato ricorso. Il prossimo 18 maggio io, i miei compagni e le mie compagne saremo processati di nuovo dalla corte d’Assise d’Appello di Catanzaro per “associazione sovversiva, cospirazione politica” ed una serie di altri reati. Secondo l’accusa, noi avremmo pianificato e messo in atto gli scontri di Napoli e Genova del 2001, noi saremmo responsabili moralmente del ferimento di centinaia di persone e della morte di Carlo Giuliani, noi avremmo impedito al governo Berlusconi di governare, noi avremmo minacciato l’incolumità di Bush e degli altri capi di stato del G8, noi avremmo agito in accordo con alcune imprecisate organizzazioni clandestine, noi avremmo turbato gli equilibri sociali e politici della Calabria e di altre regioni d’Italia.

Mi piacerebbe cancellare dalla mia memoria questo processo. Non vorrei parlarne mai più. Perché preferirei continuare a vivere la mia esistenza fuori dalle aule dei tribunali e dedicarmi alle attività che svolgo con i miei compagni e le mie compagne: comunicazione, editoria ed istruzione dal basso, ribellione contro i poteri che avvelenano l’ambiente, sfruttano i nostri corpi, perseguitano i migranti.

Ma se cancellassi quest’assurda vicenda dalla mia mente, verrei meno ad un dovere umano e politico. Non è tollerabile che siano le procure, le questure e i carabinieri a riscrivere la storia dei fatti di Genova! Non posso sottrarmi al desiderio di incrociare lo sguardo del Pm che verrà ad accusarci a Catanzaro. È lo stesso magistrato che, prima del buon Fiordalisi, ordinò alla digos di interrogare mia madre malata e la mia vecchia zia. È lo stesso individuo che mi circondò di microspie e segugi.

Soprattutto, sono curioso di sapere se i Calabresi abbiano dimenticato la nostra vicenda giudiziaria e se ritengano giusto che, in questa regione mortificata dal malgoverno e violentata dalle multinazionali, si spendano tre milioni di euro e si impegnino mezzi e tribunali per sbattere in galera 13 attivisti dei movimenti sociali.

Ringrazio terramara.it perché ospita gli articoli e le dichiarazioni che ho pubblicato dal 2003 al 2008 sul settimanale CARTA, su Radio Ciroma ed altre testate.


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