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Meglio rifiuti domestici che scorie industriali!

Meglio rifiuti domestici che scorie industriali!

E’ quanto commentano ironicamente i manifestanti che sabato mattina hanno preso parte alla protesta nella Sibaritide. Il blocco dei camion che trasportano rifiuti orami è un rituale. La mobilitazione è guidata dagli agricoltori che non ne possono più di movimentare arance, clementine, olive e pesche in mezzo ai camion carichi d’immondizia. Ma nessuno intende mettere in discussione la gestione commissariale per l’emergenza rifiuti

 

Blocchi stradali in contrada Silva, a Cassano, per fermare i camion carichi di rifiuti

Cassano sullo jonio. Qui a Cassano ormai ci sono abituati. C’è la Befana, Capodanno, e prima ancora arriva Babbo Natale che nella Sibaritide ogni tanto regala un carico pieno d’immondizia. Stavolta è stato il prefetto di Cosenza ad autorizzare lo sversamento di qualche tonnellata in più di rifiuti. Provengono da Rossano, Corigliano, Bisignano, Spezzano e Sant’Agata. Succede spesso che a causa di una delle periodiche emergenze innescate da provvedimenti della magistratura o dal mancato rispetto degli accordi esistenti tra ditte e Comuni, i centri limitrofi non possono servirsi di Bucita, discarica di Rossano. Così si uniscono agli altri 17 paesi dell’Alto Jonio che già conferiscono a Cassano.

Tra i manifestanti del blocco stradale che si forma all’alba in contrada Silva, alle porte del capoluogo morale della Sibaritide, qualcuno preferisce rifugiarsi nell’ironia: “non ci possiamo lamentare. Almeno per questo Natale forse ci hanno mandato spazzatura domestica, di qualità. Sempre meglio delle scorie industriali cancerogene che hanno sotterrato clandestinamente qua intorno. Quelle provenivano dal sito industriale di Crotone. Dicono di aver bonificato i terreni, ma ci devono essere zone contaminate che non sono mai state individuate”. A mezzogiorno il blocco è rimosso. Dalla prefettura assicurano che il conferimento straordinario non durerà più di 48 ore.

Intanto Cassano deve fare i conti con la sua “quarta buca”. Quello che in principio doveva essere un piccolo sito di smaltimento locale, è diventato un mostro ambientale nel bel mezzo di uliveti e località d’interesse turistico. In Calabria ci sono santuari che non si possono violare, autorità feudali che non si possono mettere in discussione. Come quella del commissario all’emergenza Rifiuti. Non si capisce a cosa serva. Costa una montagna di soldi per le casse pubbliche. È stato più volte sfiduciato da intere popolazioni. Eppure rimane lì, granitico, intoccabile, a testimoniare il carattere immutabile del sistema.

A parole tutti d’accordo: lo smaltimento dell’immondizia potrebbe essere una fonte di ricchezza, se si avviasse una politica seria di raccolta differenziata, e se lo smaltimento dei materiali, invece che sottoterra, avvenisse presso le strutture di riciclo e riuso che in Europa non mancano. Già, a parole. Perché nonostante le innumerevoli riunioni dell’Anci, quasi nessun Sindaco si decide a compiere, magari anche con azioni clamorose, il fatidico “strappo”. Sono pochi i primi cittadini che hanno cercato di sganciarsi dal perverso sistema regionale, basato sul commissariamento di un’emergenza che nessuno vuole realmente affrontare. Conviene lasciare tutto com’è. Per la ‘ndrangheta, per tanti Sindaci, per i proprietari dei terreni delle discariche, qualsiasi reale cambiamento della situazione rappresenterebbe un’immane tragedia. La ‘ndrangheta perderebbe i profitti derivanti dal cambio di gestione del servizio di raccolta, i Sindaci sarebbero costretti ad adottare scelte impopolari ed a rinunciare ad una quota consistente del denaro proveniente dall’odiata-amata tassa sui rifiuti, i proprietari delle discariche perderebbero una preziosissima fonte di lucro.

Così da tanti anni assistiamo ad una scena rituale, una vera e propria tradizione popolare: il blocco dei camion che trasportano i rifiuti. Qui a Cassano la gente ha sviluppato una sorta di irrequieta rassegnazione. A volte d’improvviso esplode in clamorose manifestazioni di protesta, guidate dagli agricoltori che non ne possono più di movimentare arance, clementine, olive e pesche in mezzo ai camion carichi di rifiuti. Spesso l’indignazione assume forme provocatorie: l’anno scorso don Pietro Martucci, parroco nella frazione di Lauropoli, ha allestito un presepe con vecchie bottiglie di plastica e materiali da riciclo. C’è infine la silenziosa rabbia delle famiglie che combattono col cancro, patologia diffusissima nella Sibaritide. Sanno di dover fronteggiare un nemico imbattibile, a metà strada tra il castigo divino e il destino ineluttabile. Chi lo contrae, si convince di essere predisposto. Ma guai a parlare di istituzione del registro tumori provinciale. I dati che ne emergerebbero, potrebbero far precipitare una situazione ambientale di per sé molto tesa. E si correrebbe il rischio serio di dover affrontare e risolvere, una volta per tutte, l’emergenza rifiuti in Calabria.


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