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I “Nastri disintegrati” Di William Basinski

I “Nastri disintegrati” Di William Basinski

New York. E’ 11 settembre 2001 e Basinski lavora nel suo loft di Brooklyn, l’Arcadia, al recupero di vecchi nastri magnetici che, nel lento girare nella meccanica del registratore a bobine, inesorabilmente, si disintegrano. Sarà per caso, ma non è a caso, che i “Disintregration Loops” diventano così l’emblema sonoro del disfacimento contemporaneo e l’esempio più alto e sublime della nuova musica sperimentale di derivazione ambient

 

William Basinski, musicista

11 settembre 2001. L’improvviso scenario della fine si accende, ed è tutto già polvere. Nel frastuono la percezione precisa del silenzio: lo sgretolamento dei sensi stabilisce nuove gerarchie emozionali. Un uomo assiste allo “spettacolo” dal suo appartamento troppo poco distante. Si chiama William Basinski ed è un musicista di Houston, Texas, con alle spalle studi di clarinetto e sassofono jazz.  Si è trasferito  a New York per sperimentare nuove vie compositive che corrispondono al mutamento del suo sentire artistico,  ora  rivolto al recupero di un suono perduto nel tempo, malinconicamente impregnato di ricordi.

Ha preso l’abitudine a lavorare su vecchi nastri registrati per ricavarne loops, frammenti di suono ripetuto, che nel missaggio finale si combinano con effetti analogici  tramutandosi in lunghe sequenze sonore incantate e immaginifiche.

E’ l’11 settembre 2001 e Basinski lavora nel suo loft di Brooklyn, l’Arcadia, al recupero di vecchi nastri magnetici che, nel lento girare nella meccanica del registratore a bobine, inesorabilmente, si disintegrano. Sarà per caso, ma non è a caso, che i “Disintregration Loops” di William Basinski diventano così l’emblema sonoro del disfacimento contemporaneo e l’esempio più alto e sublime della nuova musica sperimentale di derivazione ambient. Un autentico capolavoro declinato in quattro corposi capitoli originariamente stampati in cd-r per l’etichetta personale dell’artista, la 2062, e che oggi ci viene restituito dalla Temporary Residence  nel maestoso formato di 9 vinili, 5 cd, 1 dvd e libro. Certamente un’opera destinata a pochi fortunati  collezionisti visto il prezzo di rilascio (309 dollari che, a dirla tutta, non sarebbero neanche uno sproposito  considerando la varietà e la qualità dei materiali contenuti nella confezione) e la limitata tiratura a 2000 pezzi, ma che offre l’occasione per  fare il punto su un musicista che, con la sua produzione tutta, ha ridefinito i codici della soundart  di inizio millennio  ampliandone notevolmente l’ orizzonte.

Un ruolo d’innovatore riconosciuto in primo luogo dagli stessi musicisti appartenenti all’area sperimentale, dai promotori culturali più illuminati  e dalla stampa meno allineata ai dettami dell’industria discografica imperante sul mercato.

Ancora oggi Basinski rimane un outsider, figura ai margini dell’hype mediatico e destinata ad un’élite numericamente incongrua rispetto al merito che gli spetterebbe. In un’accorata lettera di qualche anno fa il compositore invitava i suoi sostenitori a non ricorrere al download illegale e ad acquistare i suoi lavori utilizzando i canali ufficiali di vendita on line. Un invito che, ovviamente, ci pare opportuno sottoscrivere e che accomuna di fatto tutti quegli artisti che, seppur perennemente soffocati dal sistema monopolistico dell’editoria musicale (a cui la pratica illegale del download torna beneficamente indietro in termini di promozione), continuano ad alimentare la nostra immaginazione e il nostro spirito traghettandoci in un iperreale salvifico fatto di suoni, silenzi, parole e immagini.

http://www.mmlxii.com/

http://temporaryresidence.com/


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