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Lo strano caso del Consiglio comunale

Lo strano caso del Consiglio comunale

CATANZARO – Il Prefetto invia una singolare missiva al sindaco in cui chiede “assicurazioni” sul rispetto delle cause ostative alla candidatura. L’art. 58 del decreto legislativo n. 267/2000 fa riferimento ai soggetti, tra gli altri, condannati in definitiva per 416 bis del codice penale (associazione mafiosa) o per reati di peculato, corruzione o concussione

E’ il 4 giugno 2011 e le elezioni comunali di Catanzaro hanno sentenziato da pochi giorni la vittoria  al primo turno dell’on. Michela Traversa, parlamentare politico di lungo corso del centro destra sostenuto da 11 liste, sul 27enne funzionario della Commissione Europea a Bruxelles, “cervello che ritorna” Salvatore Scalzo sostenuto dall’intero centro sinistra, 5 liste piene di giovanissimi  con porte chiuse a trasformisti e personaggi dubbi.

Dicevamo, è il 4 giugno quando gli eletti al Consiglio del comune capoluogo della regione Calabria ricevono una comunicazione ufficiale del neo sindaco con protocollo 48092, ad oggetto “elezioni amministrative del 15 e 16 giugno – convalida degli eletti”.
Poche righe di comunicazione “per averne piena e legale conoscenza. Le trasmetto, in allegato, copia della nota prot. n. 8390/11/O.E.S./R, di pari oggetto a firma del Prefetto di Catanzaro”.

La lettera allegata è su carta intestata della Prefettura di Catanzaro – Ufficio territoriale del Governo – Area II Raccordo enti locali e Consultazioni elettorali ed è stata protocollata presso l’ufficio di Presidenza del Consiglio Comunale di Catanzaro il 23 maggio 2011 con protocollo 44898.

Tre giorni dopo, il 26 maggio, il neo Sindaco si reca dal Prefetto Antonio Reppucci per una visita definita di cortesia.

La comunicazione in allegato inviata dal Prefetto recita testualmente: “Si richiama l’attenzione di codesto neo eletto consiglio comunale affinché in sede di convalida degli eletti verifichi l’insussistenza di motivi determinanti l’eventuale illegittimità della elezione di propri componenti, ai sensi dell’art. 58 del decreto legislativo n.267/2000”. E la chiusura, di difficile interpretazione, è tra l’avviso e la deresponsabilizzazione; lascia gelati: “Si resta in attesa di assicurazioni”.

La Prefettura chiede, in sostanza, al Sindaco rassicurazioni sul rispetto dell’art. 58 del decreto legislativo n. 267/2000 che non parla certo di bazzecole anzi tutto altro. La disposizione normativa fa riferimento a “cause ostative alla candidatura” nonché all’impossibilità di ricoprire importanti cariche pubbliche, dalla presenza nelle giunte comunali e provinciali a quella in consigli di amministrazione, per soggetti, tra gli altri, condannati in definitiva per 416 bis del codice penale (associazione mafiosa) o per reati di peculato, corruzione o concussione. Insomma non poco, anche alla luce dell’inchiesta giudiziaria che la Procura antimafia di Catanzaro sta portando avanti su presunte infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti pubblici del comune di Catanzaro. Un tintinnio di manette che pare gravare minaccioso su settori della politica e dell’imprenditoria locale, con la città che aspetta di conoscere ancora i 28 omissis dell’inchiesta.

La sollecitazione del Prefetto non è stata evidentemente presa sotto gamba dal sindaco della città capoluogo, l’on. Michele Traversa, che ha deciso di far compilare agli eletti una singolare autocertificazione sulla loro eleggibilità. Un atto di difficile definizione ma che evidentemente ha le sue basi in un pericolo ritenuto concreto.

Rischio che anche il capo dell’opposizione, Salvatore Scalzo, ha deciso di mettere in risalto proprio nel corso della prima seduta del Consiglio comunale, quella della proclamazione degli eletti e presentazione della giunta, depositando presso la Segreteria dell’Ufficio di Presidenza non solo l’autocertificazione richiesta dal Sindaco ma anche il certificato del casellario giudiziale e quello dei carichi pendenti.

Come a dire le garanzie sulla trasparenza e sul rispetto della legalità non le si  offrono con una autocertificazione ma in uno Stato di diritto le si manifestano attraverso le certificazioni degli enti competenti e deputati ad accertare tali posizioni. E Scalzo ha sollecitato tutto il Consiglio comunale e la Giunta a fare altrettanto. La risposta secca, tra una accusa e l’altra di voler fare il paladino della legalità, è stata affidata al consigliere comunale di lunghissimo corso di centro destra nonché assessore regionale al personale, Domenico Tallini: “le persone perbene non si vedono dai certificati penali, si vedono dai comportamenti. In Consiglio non sono stati eletti marziani ma cittadini scelti dalla popolazione”.

Quando la legittimazione popolare legittima, lava ed assolve da tutto. Sicuramente intensa e ardua sarà la sfida per l’affermazione del principio di legalità nella città di Catanzaro. Si resta in attesa di assicurazioni


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